Tu sei un membro di Lotta Rivoluzionaria, un’organizzazione
armata anarchica. Perché hai scelto la lotta armata come metodo di
azione?
La lotta armata è una parte integrante della lotta per la
rivoluzione sociale. Essa è una parte integrante di un movimento
rivoluzionario che cerca il rovesciamento del capitale e dello Stato.
C’è una connessione inseparabile tra il movimento e la lotta
armata, a tal punto che un movimento per essere veramente
rivoluzionario ha bisogno di includere la lotta armata nei suoi
obiettivi. In tutta la storia non c’è mai stata una rivoluzione
vittoriosa che non fosse armata. La lotta armata, o in altre parole
la propaganda armata, è uno strumento molto potente per la lotta,
come possono esserlo i suoi messaggi, a patto che vi sia una
concezione politica globale e un’analisi sulla quale ci si basa per
sapere cosa fare e a cosa mirare. In Lotta Rivoluzionaria crediamo
che l’azione armata miri a coinvolgere le classi popolari sulla
necessità della rivoluzione sociale.
Oggi, specialmente in
Grecia ma non solo, durante il feroce attacco del capitale
imperialista, mentre la Troika e lo Stato greco realizzano una
politica di genocidio sociale, la lotta armata è necessaria e
puntuale come sempre.
Nel 2009, all’inizio della crisi, quando
questa aveva ancora le caratteristiche di una crisi del sistema
finanziario e prima che diventasse una crisi del debito, esprimemmo
il parere che una grande opportunità fosse sorta per l’epoca
rivoluzionaria e per i greci, perché la conseguenza della crisi era
la fine del consenso neoliberale e la delegittimazione del sistema
politico ed economico agli occhi della maggioranza della società.
In queste circostanze azioni armate mirate contro il regime
possono tradursi in un effetto “a cascata” per un sistema con
interdipendenze avanzate in tutti i settori e attività e agisce come
un rischio proliferante di destabilizzazione. Dal momento che la
globalizzazione politica ed economica è avanzata in maniera
significativa e con essa le condizioni di interdipendenza sono
aumentate, il nostro punto di vista è stato rafforzato dal fatto che
la lotta armata è adesso più che mai non solo politicamente
necessaria e fattibile, ma anche cruciale per indebolire il sistema,
fino alla sua caduta finale. Ma questo richiede un movimento
rivoluzionario che ricorra alle armi.
Quando nel 2010 ti hanno arrestato ti sei assunto la
responsabilità politica della tua partecipazione a Lotta
Rivoluzionaria. Cosa significa responsabilità politica?
Come combattente e come membro di un gruppo armato credo che sia
evidente in sé. Io ho difeso l’organizzazione a cui appartengo, ho
difeso le azioni commesse dall’organizzazione, ho difeso Lambros
Foundas, membro dell’organizzazione, che è stato ucciso in uno
scontro armato con la polizia mentre si preparava a colpire il regime
per bloccare il governo greco, l’FMI, la Commissione Europea e la
BCE dal prendere possesso del paese e per porre fine all’élite
attuale del capitale e dello Stato, nuovo totalitarismo che l’élite
politica ed economica sovranazionale vogliono imporre all’intero
pianeta prendendo a vantaggio l’occasione della crisi economica
globale.
Questa posizione che abbiamo adottato era per noi una
questione di integrità. Non stavamo cercando di salvare il sistema.
Prenderci la nostra responsabilità politica è stata una decisione
collettiva, non una scelta individuale, e così dopo i nostri arresti
siamo riusciti a mantenere intatta la nostra collettività, i
prigionieri di LR lottano dentro, e abbiamo continuato a parlare
della moderna necessità di un contrattacco proletario e della
rivoluzione sociale intervenendo con dichiarazioni nel corso di
grandi scioperi e proteste popolari indette contro il Memorandum del
2010-2011. Lo stesso atteggiamento abbiamo tenuto nel processo.
Qualsiasi altro comportamento diverso dal prenderci la nostra
responsabilità politica sarebbe un tradimento dei nostri principi e
ideali e irrispettoso verso i morti come Lambros Foundas.
Cosa rispondi a quelli che sostengono che l’azione armata
causi repressione? Per esempio, dopo l’evasione di Christodoulos
Xiros il governo ha accelerato il disegno di legge per le prigioni di
tipo C, destinate ai prigionieri delle organizzazioni rivoluzionarie.
E’ stupido credere che la lotta per la libertà non incontrerà la
risposta dello Stato e che non avremo serie ripercussioni. La lotta
ha come bussola la rivoluzione sociale e il rovesciamento del
capitale e dello Stato e ovviamente non è soggetta al Codice penale
e alle leggi del nemico, quindi sarà necessario adoperare forme
illegali di azione, quale la lotta armata.
Nella lotta per la
libertà e la rivoluzione, guerra sociale e di classe, ci sarà
spargimento di sangue, morte, leggi speciali antiterrorismo, carceri
speciali per i membri delle organizzazioni armate. Christos Kassimis,
Christos Tsoutsouvis, Christopher Marino, Lambros Foundas, hanno
pagato con la loro vita il prezzo di combattere armi in pugno nella
lotta per la rivoluzione.
Come in altre epoche storiche il
prezzo che i guerriglieri di ELAS, dell’Esercito Democratico, dei
Tupamaros, delle Brigate Rosse, della Rote Armee Fraktion, di Action
Directe, delle organizzazioni armate in Turchia, hanno pagato è
stato morte in scontri a fuoco, morte in scioperi della fame in
prigione e anni di condanna. Come membro di LR ho in mente spesso che
il prezzo della mia scelta potrebbe essere una lunga condanna in
prigione, che ho già ricevuta, oppure la morte in un scontro con i
cani dello Stato.
Io ho rischiato di rimanere ucciso a
Monastiraki. E’ stato qualcosa che sapevo sarebbe potuto accadere.
Costi e conseguenze della lotta per il rovesciamento e per la
rivoluzione non significano che dobbiamo rinunciare. L’unica causa
persa è quella che non è mai stata combattuta.
Si deve
tuttavia tenere presente che il prezzo di tale scelta ha un secondo
risvolto: per esempio, i nemici hanno pagato un pesante tributo dal
momento che molti poliziotti sono stati uccisi dai gruppi armati
ribelli, pagando per la loro scelta di essere i cani dei padroni. Lo
stesso vale per i politici, i giudici, gli uomini d’affari.
Questo
è quanto ho sostenuto in difesa dell’azione realizzata da LR a
colpi di kalashnikov contro 3 poliziotti antisommossa ad Exarchia nel
gennaio 2009, in rappresaglia per l’omicidio di Alexandros
Grigoropoulos, che portò alla pesante condanna di Adamantios
Mantzounis. Mantzounis ha pagato il prezzo di essere diventato
poliziotto antisommossa e da allora non è più in polizia.
Pertanto, in contrasto con chi sostiene che le azioni armate
esacerberebbero la repressione, io rispondo che attacchi di gruppi
armati ribelli contro le forze repressive agiscono come un deterrente
all’intensa violenza poliziesca. Al contrario della credenza
popolare, la mancanza di azioni armate e quindi l’assenza della
minaccia di rappresaglia libera più repressione.
Chiunque pensi
di essere un combattente o un anarchico e crede di dover agire solo
nei limiti della legalità è meglio che aderisca ad un partito
parlamentare, al sistema, e la smetta di pretendere di essere un
militante rivoluzionario o anarchico.
Provocare lo Stato quando
combatti è normale. Uno dovrebbe essere più preoccupato di non
indurre reazioni, poiché indicherebbe che non siamo sulla strada
giusta se il nemico non ci ritiene pericolosi.
Nel 2012 mentre siete ancora sotto processo per LR tu e Pola
Roupa violate la libertà su cauzione e scegliete la clandestinità.
Perché questa scelta?
Entrare in clandestinità è stato qualcosa che avevamo deciso dal
nostro rilascio dovuto al passaggio dei 18 mesi senza condanna
conclusiva. Sapevamo che saremmo stati condannati a 25 anni di
reclusione e non eravamo disposti ad accettare tutto questo
passivamente. Il momento in cui abbiamo deciso di andare in
clandestinità coincideva con la fine della fase del processo in cui
l’accusa chiama i testimoni, in relazione alle operazioni che
l’organizzazione aveva condotto. In quei mesi abbiamo combattuto a
lungo per difendere le azioni della nostra organizzazione, una per
una, trasformando il nostro processo in una tribuna per la difesa di
Lotta Rivoluzionaria, dell’azione armata e della rivoluzione
sociale. Non ci accontentavamo di prendere una posizione politica
solo alla fine del processo, in una fase in cui la difesa propone
agli accusati una dichiarazione in forma di “scuse”. Così
abbiamo preso una posizione politica riguardo le nostre azioni fin
dall’inizio.
Abbiamo scelto di entrare in clandestinità per
ovvie ragioni: per essere liberi di continuare la lotta armata, per
continuare a lottare per la rivoluzione sociale e per il contrattacco
armato del proletariato contro la Troika, l’FMI, la Commissione
Europea e la BCE, contro l’attacco del feroce capitale
imperialista. Abbiamo scelto di entrare in clandestinità per
continuare la lotta per il rovesciamento del capitale e dello Stato,
per il comunismo libertario e l’Anarchia. Un ruolo importante nella
nostra scelta di andare in clandestinità l’ha avuto il rifiuto di
farci vedere dietro le sbarre dal nostro bambino.
In questo
quadro la rilancio di LR è avvenuta con l’attacco del 10 aprile
2014 contro la Direzione per la Vigilanza della Banca di Grecia ad
Americis Street, che ospita il rappresentante del FMI in Grecia. Come
membro di LR mi assumo la responsabilità politica di questa azione.
A Monastiraki per evitare l’arresto hai aperto il fuoco in
mezzo a una folla di ignari cittadini. Il risultato è stato il
leggero ferimento di 2 turisti. Cosa vuoi dire su questo?
Prima di tutto mi dispiace che 2 turisti siano rimasti leggermente
feriti. La sofferenza di cittadini estranei è qualcosa che con cura
evitiamo e questo è stato chiarito durante il processo
all’organizzazione, nel quale siamo stati accusati di aver messo a
rischio delle vite indiscriminatamente. Dopo una lunga battaglia in
tribunale sono state largamente accettate alcune delle nostre
dichiarazioni e la maggior parte degli omicidi imputatici è caduta,
tranne l’attacco ai tre poliziotti antisommossa ad Exsarchia nel
2009, eseguito dall’organizzazione come ritorsione per la morte di
Grigoropoulos.
Nel caso dell’attacco al ministero
dell’economia a Sintagma Square, dove ci sono stati leggeri feriti
tra i civili, il tribunale ha preso in considerazione che la polizia,
nonostante due telefonate d’avvertimento, non isolò la zona,
mettendo delle vite a rischio.
Ci sono rapporti dell’ambasciata
americana in Grecia nei quali si dice che i membri di LR rischiano
molto nel corso delle loro azioni pur di non danneggiare civili. La
storia stessa dimostra che nel corso delle nostre azioni facciamo
sempre attenzione alla vita dei cittadini, non avendo riguardi per
l’obiettivo.
A Monastiraki, come è riportato nel rapporto di
polizia, il ferimento di due turisti è stato causato dalle schegge
dei proiettili e non da spari diretti. Le ferite di entrambi sono
alle gambe, significa che gli spari sono stati bassi. Questo dimostra
che il mio obiettivo non erano queste persone. Come è possibile che
ora mi si accusi del loro tentato omicidio per il motivo che ho
accettato la possibilità di uccidere? Questo è un eccesso di
ipocrisia.
In tre casi, nel corso di nostre azioni, la polizia
ha messo a rischio la vita di cittadini.
Una volta a Sintagma,
al ministero dello finanze, dove la loro stupidità è andata
lontano.
Una volta al ministero del lavoro, dove le guardie
speciali ordinarono ai senza tetto di portare via uno zaino-bomba
dall’entrata del ministero.
Il terzo evento è stato allo
Stock Exchange Market, dove la polizia non ha avvisato alcune guardie
affinché evacuassero gli edifici vicini.
Ma c’è un altro
caso nel quale la polizia ha ucciso l’uomo sbagliato durante la
caccia ad un fuorilegge e non ci sono state conseguenze per i
poliziotti. Nel febbraio 2010 durante l’arresto di Marian Kola a
Byron, 9 pallottole della polizia uccidono un passante innocente,
Nikola Todi. Nessuno è stato accusato del tentato omicidio. L’allora
ministro degli interni, Chrissochoidis, ha dichiarato che una vita
umana era andata persa, ma l’importante era pensare che due
criminali fossero stati arrestati.
La polizia è interessata
principalmente alla vita dei loro capi e a proteggersi tra colleghi.
Lo stesso vale per politici, funzionari di governo e capitalisti, che
sono solo interessati alla vita di quanti appartengono alla propria
classe, mentre a loro nulla importa della vita in generale.
Hanno
il coraggio di accusarmi del tentato omicidio di quelle stesse
persone, che loro stessi colpiscono con la politica sociale di
genocidio che stanno applicando, sono responsabili di morti di massa,
di 4000 suicidi, della morte di persone per carenze negli ospedali,
delle condizioni di quanti devono cercare cibo nella spazzatura,
della disoccupazione.
Sei stato accusato di due rapine armate in banca. Pensi che
rapinare banche sia un atto rivoluzionario?
In certe condizioni l’espropriazione dei predatori delle
istituzioni finanziarie può essere considerata una parte della
politica rivoluzionaria. Questo nel caso di espropriazioni per
finanziare la guerriglia, come è stato per tutta la storia.
Storicamente, tutte le organizzazioni guerrigliere, i Tupamaros,
le BR, la RAF, AD, hanno fatto ricorso alle rapine in banca per
finanziare la loro attività. Espropriazioni di banche vennero
condotte dagli anarchici spagnoli e dai bolscevichi e anche in Grecia
i ribelli della terza divisione dell’Esercito Democratico del
Peloponneso espropriarono filiali della Banca Nazionale di Kalvrika e
Amaliada nel 1948 durante la guerra civile.
Ma quando
l’espropriazione è una scelta individuale, anche se si tratta di
un atto cosciente, allora non è altro che una professione slegata
dall’attività rivoluzionaria, poiché non contiene una proposta
politica. In questa categoria cadono alcuni dei prigionieri sociali
che sono stati condannati per questa ragione.
Se in un caso o
nell’altro, questi atti non sono contro i normali cittadini ma
contro i predatori delle istituzioni finanziarie, che sono stati
armati dal diritto per rubare al popolo, prendendo case e immobili a
chi non può pagare, allora non c’è nulla di sbagliato in loro.
Con la crisi noi abbiamo banche, nazionali e straniere,
responsabili della miseria e della povertà del popolo. Responsabili
della disoccupazione, per le politiche sociali di genocidio che
stanno applicando. Con la crisi è in aumento il fenomeno della
ricchezza sociale redistribuita dalla base sociale alle banche. Non
dimentichiamoci che le banche multinazionali, alcune delle quali sono
state titolari della maggior parte del debito greco, controllano
anche la maggior parte dell’economica globale attraverso il
controllo di buona parte dell’industria e del commercio.
Quindi
non riesco a trovare nulla di sbagliato nell’espropriazione di tali
istituzioni criminali in entrambi i casi sia come azione politica
che come scelta individuale. Senza voler entrare nei dettagli per
quel che riguarda le accuse contro di me in merito a due rapine ai
danni di istituzioni finanziarie, tutto quello che posso dire è che
quando stavo in clandestinità non potevo lavorare e la mia
sopravvivenza dipendeva necessariamente dagli espropri.
Perché hai voluto lasciare l’ospedale Evangelizmos?
Le condizioni di ricovero in Evangelizmos offendevano la dignità
umana. Sono stato 24 ore in una stanza con unità dell’antiterrorismo
incappucciate intorno al mio letto, la luce accesa 24 ore per
“ragioni di sicurezza”. Per “ragioni di sicurezza” quando
venivano a rimuovermi il catetere tentavano, per ordini dall’alto
come diceva il capo della polizia, di legarmi al letto con le
manette. Io reagivo strappando la flebo degli antibiotici, dicendo al
dottore che non accettavo alcuna medicazione e che volevo fare lo
sciopero della fame. Quando si trattava di urinare lasciavano la
porta del bagno aperta per “ragioni di sicurezza” per essere in
grado di monitorare ogni movimento.
Voglio aggiungere che prima
di essere operato al braccio mi hanno fatto degli esami in presenza
di uomini incappucciati dell’EKAM. Mentre venivo anestetizzato
c’erano dei poliziotti con indosso il camice da medico che mi
tiravano calci. In queste circostanze ho preferito farmi trasferire
nell’infermeria del carcere di Korydallos.
Lasciatemi
aggiungere che l’isolamento nell’infermeria della prigione è
stato molto duro, in violazione allo stesso codice del carcere. Poi
per due giorni sono stato rinchiuso in cella di isolamento.
Successivamente hanno deciso che potevo passare 4 ore al giorno fuori
dalla cella in un corridoio non superiore ai 10 metri con accesso al
telefono, ma nessun contatto con altri detenuti e mi era proibito
accedere al cortile, al quale ogni detenuto ha diritto.
Pensi che LR abbia un punto d’appoggio nella società?
Io credo che se ogni organizzazione rivoluzionaria armata rivolge la
sua azione ai problemi del popolo e se la sua azione va contro gli
oppressi e gli sfruttatori, contro chi ruba, uccide e crea miseria è
poi logico che, nonostante i media facciano il lavaggio del cervello
mostrando i membri delle organizzazioni armate come antisociali,
criminali, mostri, una larga parte della società supporterà
l’azione delle organizzazioni ribelli. Quindi, dato che l’azione
di LR ha queste caratteristiche, io credo che sì, essa ha un punto
d’appoggio nella società.
Penso che molti, nelle attuali
circostanze, sarebbero disposti a prendere le armi per terminare i
carnefici del popolo. Ma per far questo è necessario un movimento
rivoluzionario che li organizzi.
Il fatto che LR ha un punto
d’appoggio nella società è reso evidente dal fatto che lo Stato
ha messo una taglia sulle nostre teste di 2 milioni di euro. Uno per
me e uno per Pola Roupa, la mia compagna. Se lo Stato avesse un
consenso universale e riuscisse a convincere tutti sul fatto che le
nostre azioni andrebbero contro la società ed i lavoratori, non
sarebbe ricorso al vile strumento della fatwa, perché
basterebbe la volontaria segnalazione di un cittadino mosso solo dal
senso di responsabilità sociale. Vile e spregevole è essere un
informatore e ancor di più se pagato: pure i tedeschi nel 1944,
prima di partire per Atene, si facevano seguire da informatori ed
interpreti.
Chi sia socialmente accettabile lo dimostra il fatto
che io, Maziotis, membro di LR, posso vagare per le strade e vivere
in società, come quando sono stato rilasciato nel 2011. Chiunque ci
conosceva. Dall’altra parte, ministri e parlamentari che hanno
votato l’aumento delle bollette e tutte le misure impopolari, non
possono camminare per le strade senza scorte armate e guardie del
corpo.
Se avessi la possibilità di mandare un messaggio a Pola, cosa
vorresti dirle?
Vorrei dirle che sto bene e con lo spirito alto, che dovrebbe essere
lasciata libera di crescere nostro figlio e che, nonostante le
perdite, la lotta continua.