Prima intervista a Nikos Maziotis dopo il suo arresto

pubblicata sul giornale greco “Efimerida Sintaktion” il 14 agosto 2014

Tu sei un membro di Lotta Rivoluzionaria, un’organizzazione armata anarchica. Perché hai scelto la lotta armata come metodo di azione?

La lotta armata è una parte integrante della lotta per la rivoluzione sociale. Essa è una parte integrante di un movimento rivoluzionario che cerca il rovesciamento del capitale e dello Stato. C’è una connessione inseparabile tra il movimento e la lotta armata, a tal punto che un movimento per essere veramente rivoluzionario ha bisogno di includere la lotta armata nei suoi obiettivi. In tutta la storia non c’è mai stata una rivoluzione vittoriosa che non fosse armata. La lotta armata, o in altre parole la propaganda armata, è uno strumento molto potente per la lotta, come possono esserlo i suoi messaggi, a patto che vi sia una concezione politica globale e un’analisi sulla quale ci si basa per sapere cosa fare e a cosa mirare. In Lotta Rivoluzionaria crediamo che l’azione armata miri a coinvolgere le classi popolari sulla necessità della rivoluzione sociale.

Oggi, specialmente in Grecia ma non solo, durante il feroce attacco del capitale imperialista, mentre la Troika e lo Stato greco realizzano una politica di genocidio sociale, la lotta armata è necessaria e puntuale come sempre.
Nel 2009, all’inizio della crisi, quando questa aveva ancora le caratteristiche di una crisi del sistema finanziario e prima che diventasse una crisi del debito, esprimemmo il parere che una grande opportunità fosse sorta per l’epoca rivoluzionaria e per i greci, perché la conseguenza della crisi era la fine del consenso neoliberale e la delegittimazione del sistema politico ed economico agli occhi della maggioranza della società.
In queste circostanze azioni armate mirate contro il regime possono tradursi in un effetto “a cascata” per un sistema con interdipendenze avanzate in tutti i settori e attività e agisce come un rischio proliferante di destabilizzazione. Dal momento che la globalizzazione politica ed economica è avanzata in maniera significativa e con essa le condizioni di interdipendenza sono aumentate, il nostro punto di vista è stato rafforzato dal fatto che la lotta armata è adesso più che mai non solo politicamente necessaria e fattibile, ma anche cruciale per indebolire il sistema, fino alla sua caduta finale. Ma questo richiede un movimento rivoluzionario che ricorra alle armi.

Quando nel 2010 ti hanno arrestato ti sei assunto la responsabilità politica della tua partecipazione a Lotta Rivoluzionaria. Cosa significa responsabilità politica?


Come combattente e come membro di un gruppo armato credo che sia evidente in sé. Io ho difeso l’organizzazione a cui appartengo, ho difeso le azioni commesse dall’organizzazione, ho difeso Lambros Foundas, membro dell’organizzazione, che è stato ucciso in uno scontro armato con la polizia mentre si preparava a colpire il regime per bloccare il governo greco, l’FMI, la Commissione Europea e la BCE dal prendere possesso del paese e per porre fine all’élite attuale del capitale e dello Stato, nuovo totalitarismo che l’élite politica ed economica sovranazionale vogliono imporre all’intero pianeta prendendo a vantaggio l’occasione della crisi economica globale.
Questa posizione che abbiamo adottato era per noi una questione di integrità. Non stavamo cercando di salvare il sistema. Prenderci la nostra responsabilità politica è stata una decisione collettiva, non una scelta individuale, e così dopo i nostri arresti siamo riusciti a mantenere intatta la nostra collettività, i prigionieri di LR lottano dentro, e abbiamo continuato a parlare della moderna necessità di un contrattacco proletario e della rivoluzione sociale intervenendo con dichiarazioni nel corso di grandi scioperi e proteste popolari indette contro il Memorandum del 2010-2011. Lo stesso atteggiamento abbiamo tenuto nel processo. Qualsiasi altro comportamento diverso dal prenderci la nostra responsabilità politica sarebbe un tradimento dei nostri principi e ideali e irrispettoso verso i morti come Lambros Foundas.

Cosa rispondi a quelli che sostengono che l’azione armata causi repressione? Per esempio, dopo l’evasione di Christodoulos Xiros il governo ha accelerato il disegno di legge per le prigioni di tipo C, destinate ai prigionieri delle organizzazioni rivoluzionarie.


E’ stupido credere che la lotta per la libertà non incontrerà la risposta dello Stato e che non avremo serie ripercussioni. La lotta ha come bussola la rivoluzione sociale e il rovesciamento del capitale e dello Stato e ovviamente non è soggetta al Codice penale e alle leggi del nemico, quindi sarà necessario adoperare forme illegali di azione, quale la lotta armata.
Nella lotta per la libertà e la rivoluzione, guerra sociale e di classe, ci sarà spargimento di sangue, morte, leggi speciali antiterrorismo, carceri speciali per i membri delle organizzazioni armate. Christos Kassimis, Christos Tsoutsouvis, Christopher Marino, Lambros Foundas, hanno pagato con la loro vita il prezzo di combattere armi in pugno nella lotta per la rivoluzione.
Come in altre epoche storiche il prezzo che i guerriglieri di ELAS, dell’Esercito Democratico, dei Tupamaros, delle Brigate Rosse, della Rote Armee Fraktion, di Action Directe, delle organizzazioni armate in Turchia, hanno pagato è stato morte in scontri a fuoco, morte in scioperi della fame in prigione e anni di condanna. Come membro di LR ho in mente spesso che il prezzo della mia scelta potrebbe essere una lunga condanna in prigione, che ho già ricevuta, oppure la morte in un scontro con i cani dello Stato.
Io ho rischiato di rimanere ucciso a Monastiraki. E’ stato qualcosa che sapevo sarebbe potuto accadere. Costi e conseguenze della lotta per il rovesciamento e per la rivoluzione non significano che dobbiamo rinunciare. L’unica causa persa è quella che non è mai stata combattuta.
Si deve tuttavia tenere presente che il prezzo di tale scelta ha un secondo risvolto: per esempio, i nemici hanno pagato un pesante tributo dal momento che molti poliziotti sono stati uccisi dai gruppi armati ribelli, pagando per la loro scelta di essere i cani dei padroni. Lo stesso vale per i politici, i giudici, gli uomini d’affari.
Questo è quanto ho sostenuto in difesa dell’azione realizzata da LR a colpi di kalashnikov contro 3 poliziotti antisommossa ad Exarchia nel gennaio 2009, in rappresaglia per l’omicidio di Alexandros Grigoropoulos, che portò alla pesante condanna di Adamantios Mantzounis. Mantzounis ha pagato il prezzo di essere diventato poliziotto antisommossa e da allora non è più in polizia.
Pertanto, in contrasto con chi sostiene che le azioni armate esacerberebbero la repressione, io rispondo che attacchi di gruppi armati ribelli contro le forze repressive agiscono come un deterrente all’intensa violenza poliziesca. Al contrario della credenza popolare, la mancanza di azioni armate e quindi l’assenza della minaccia di rappresaglia libera più repressione.
Chiunque pensi di essere un combattente o un anarchico e crede di dover agire solo nei limiti della legalità è meglio che aderisca ad un partito parlamentare, al sistema, e la smetta di pretendere di essere un militante rivoluzionario o anarchico.
Provocare lo Stato quando combatti è normale. Uno dovrebbe essere più preoccupato di non indurre reazioni, poiché indicherebbe che non siamo sulla strada giusta se il nemico non ci ritiene pericolosi.


Nel 2012 mentre siete ancora sotto processo per LR tu e Pola Roupa violate la libertà su cauzione e scegliete la clandestinità. Perché questa scelta?


Entrare in clandestinità è stato qualcosa che avevamo deciso dal nostro rilascio dovuto al passaggio dei 18 mesi senza condanna conclusiva. Sapevamo che saremmo stati condannati a 25 anni di reclusione e non eravamo disposti ad accettare tutto questo passivamente. Il momento in cui abbiamo deciso di andare in clandestinità coincideva con la fine della fase del processo in cui l’accusa chiama i testimoni, in relazione alle operazioni che l’organizzazione aveva condotto. In quei mesi abbiamo combattuto a lungo per difendere le azioni della nostra organizzazione, una per una, trasformando il nostro processo in una tribuna per la difesa di Lotta Rivoluzionaria, dell’azione armata e della rivoluzione sociale. Non ci accontentavamo di prendere una posizione politica solo alla fine del processo, in una fase in cui la difesa propone agli accusati una dichiarazione in forma di “scuse”. Così abbiamo preso una posizione politica riguardo le nostre azioni fin dall’inizio.
Abbiamo scelto di entrare in clandestinità per ovvie ragioni: per essere liberi di continuare la lotta armata, per continuare a lottare per la rivoluzione sociale e per il contrattacco armato del proletariato contro la Troika, l’FMI, la Commissione Europea e la BCE, contro l’attacco del feroce capitale imperialista. Abbiamo scelto di entrare in clandestinità per continuare la lotta per il rovesciamento del capitale e dello Stato, per il comunismo libertario e l’Anarchia. Un ruolo importante nella nostra scelta di andare in clandestinità l’ha avuto il rifiuto di farci vedere dietro le sbarre dal nostro bambino.
In questo quadro la rilancio di LR è avvenuta con l’attacco del 10 aprile 2014 contro la Direzione per la Vigilanza della Banca di Grecia ad Americis Street, che ospita il rappresentante del FMI in Grecia. Come membro di LR mi assumo la responsabilità politica di questa azione.


A Monastiraki per evitare l’arresto hai aperto il fuoco in mezzo a una folla di ignari cittadini. Il risultato è stato il leggero ferimento di 2 turisti. Cosa vuoi dire su questo?


Prima di tutto mi dispiace che 2 turisti siano rimasti leggermente feriti. La sofferenza di cittadini estranei è qualcosa che con cura evitiamo e questo è stato chiarito durante il processo all’organizzazione, nel quale siamo stati accusati di aver messo a rischio delle vite indiscriminatamente. Dopo una lunga battaglia in tribunale sono state largamente accettate alcune delle nostre dichiarazioni e la maggior parte degli omicidi imputatici è caduta, tranne l’attacco ai tre poliziotti antisommossa ad Exsarchia nel 2009, eseguito dall’organizzazione come ritorsione per la morte di Grigoropoulos.
Nel caso dell’attacco al ministero dell’economia a Sintagma Square, dove ci sono stati leggeri feriti tra i civili, il tribunale ha preso in considerazione che la polizia, nonostante due telefonate d’avvertimento, non isolò la zona, mettendo delle vite a rischio.
Ci sono rapporti dell’ambasciata americana in Grecia nei quali si dice che i membri di LR rischiano molto nel corso delle loro azioni pur di non danneggiare civili. La storia stessa dimostra che nel corso delle nostre azioni facciamo sempre attenzione alla vita dei cittadini, non avendo riguardi per l’obiettivo.
A Monastiraki, come è riportato nel rapporto di polizia, il ferimento di due turisti è stato causato dalle schegge dei proiettili e non da spari diretti. Le ferite di entrambi sono alle gambe, significa che gli spari sono stati bassi. Questo dimostra che il mio obiettivo non erano queste persone. Come è possibile che ora mi si accusi del loro tentato omicidio per il motivo che ho accettato la possibilità di uccidere? Questo è un eccesso di ipocrisia.
In tre casi, nel corso di nostre azioni, la polizia ha messo a rischio la vita di cittadini.
Una volta a Sintagma, al ministero dello finanze, dove la loro stupidità è andata lontano.
Una volta al ministero del lavoro, dove le guardie speciali ordinarono ai senza tetto di portare via uno zaino-bomba dall’entrata del ministero.
Il terzo evento è stato allo Stock Exchange Market, dove la polizia non ha avvisato alcune guardie affinché evacuassero gli edifici vicini.
Ma c’è un altro caso nel quale la polizia ha ucciso l’uomo sbagliato durante la caccia ad un fuorilegge e non ci sono state conseguenze per i poliziotti. Nel febbraio 2010 durante l’arresto di Marian Kola a Byron, 9 pallottole della polizia uccidono un passante innocente, Nikola Todi. Nessuno è stato accusato del tentato omicidio. L’allora ministro degli interni, Chrissochoidis, ha dichiarato che una vita umana era andata persa, ma l’importante era pensare che due criminali fossero stati arrestati.
La polizia è interessata principalmente alla vita dei loro capi e a proteggersi tra colleghi. Lo stesso vale per politici, funzionari di governo e capitalisti, che sono solo interessati alla vita di quanti appartengono alla propria classe, mentre a loro nulla importa della vita in generale.
Hanno il coraggio di accusarmi del tentato omicidio di quelle stesse persone, che loro stessi colpiscono con la politica sociale di genocidio che stanno applicando, sono responsabili di morti di massa, di 4000 suicidi, della morte di persone per carenze negli ospedali, delle condizioni di quanti devono cercare cibo nella spazzatura, della disoccupazione.

Sei stato accusato di due rapine armate in banca. Pensi che rapinare banche sia un atto rivoluzionario?


In certe condizioni l’espropriazione dei predatori delle istituzioni finanziarie può essere considerata una parte della politica rivoluzionaria. Questo nel caso di espropriazioni per finanziare la guerriglia, come è stato per tutta la storia.
Storicamente, tutte le organizzazioni guerrigliere, i Tupamaros, le BR, la RAF, AD, hanno fatto ricorso alle rapine in banca per finanziare la loro attività. Espropriazioni di banche vennero condotte dagli anarchici spagnoli e dai bolscevichi e anche in Grecia i ribelli della terza divisione dell’Esercito Democratico del Peloponneso espropriarono filiali della Banca Nazionale di Kalvrika e Amaliada nel 1948 durante la guerra civile.
Ma quando l’espropriazione è una scelta individuale, anche se si tratta di un atto cosciente, allora non è altro che una professione slegata dall’attività rivoluzionaria, poiché non contiene una proposta politica. In questa categoria cadono alcuni dei prigionieri sociali che sono stati condannati per questa ragione.
Se in un caso o nell’altro, questi atti non sono contro i normali cittadini ma contro i predatori delle istituzioni finanziarie, che sono stati armati dal diritto per rubare al popolo, prendendo case e immobili a chi non può pagare, allora non c’è nulla di sbagliato in loro.
Con la crisi noi abbiamo banche, nazionali e straniere, responsabili della miseria e della povertà del popolo. Responsabili della disoccupazione, per le politiche sociali di genocidio che stanno applicando. Con la crisi è in aumento il fenomeno della ricchezza sociale redistribuita dalla base sociale alle banche. Non dimentichiamoci che le banche multinazionali, alcune delle quali sono state titolari della maggior parte del debito greco, controllano anche la maggior parte dell’economica globale attraverso il controllo di buona parte dell’industria e del commercio.
Quindi non riesco a trovare nulla di sbagliato nell’espropriazione di tali istituzioni criminali in entrambi i casi sia come azione politica che come scelta individuale. Senza voler entrare nei dettagli per quel che riguarda le accuse contro di me in merito a due rapine ai danni di istituzioni finanziarie, tutto quello che posso dire è che quando stavo in clandestinità non potevo lavorare e la mia sopravvivenza dipendeva necessariamente dagli espropri.

Perché hai voluto lasciare l’ospedale Evangelizmos?


Le condizioni di ricovero in Evangelizmos offendevano la dignità umana. Sono stato 24 ore in una stanza con unità dell’antiterrorismo incappucciate intorno al mio letto, la luce accesa 24 ore per “ragioni di sicurezza”. Per “ragioni di sicurezza” quando venivano a rimuovermi il catetere tentavano, per ordini dall’alto come diceva il capo della polizia, di legarmi al letto con le manette. Io reagivo strappando la flebo degli antibiotici, dicendo al dottore che non accettavo alcuna medicazione e che volevo fare lo sciopero della fame. Quando si trattava di urinare lasciavano la porta del bagno aperta per “ragioni di sicurezza” per essere in grado di monitorare ogni movimento.
Voglio aggiungere che prima di essere operato al braccio mi hanno fatto degli esami in presenza di uomini incappucciati dell’EKAM. Mentre venivo anestetizzato c’erano dei poliziotti con indosso il camice da medico che mi tiravano calci. In queste circostanze ho preferito farmi trasferire nell’infermeria del carcere di Korydallos.
Lasciatemi aggiungere che l’isolamento nell’infermeria della prigione è stato molto duro, in violazione allo stesso codice del carcere. Poi per due giorni sono stato rinchiuso in cella di isolamento. Successivamente hanno deciso che potevo passare 4 ore al giorno fuori dalla cella in un corridoio non superiore ai 10 metri con accesso al telefono, ma nessun contatto con altri detenuti e mi era proibito accedere al cortile, al quale ogni detenuto ha diritto.

Pensi che LR abbia un punto d’appoggio nella società?


Io credo che se ogni organizzazione rivoluzionaria armata rivolge la sua azione ai problemi del popolo e se la sua azione va contro gli oppressi e gli sfruttatori, contro chi ruba, uccide e crea miseria è poi logico che, nonostante i media facciano il lavaggio del cervello mostrando i membri delle organizzazioni armate come antisociali, criminali, mostri, una larga parte della società supporterà l’azione delle organizzazioni ribelli. Quindi, dato che l’azione di LR ha queste caratteristiche, io credo che sì, essa ha un punto d’appoggio nella società.

Penso che molti, nelle attuali circostanze, sarebbero disposti a prendere le armi per terminare i carnefici del popolo. Ma per far questo è necessario un movimento rivoluzionario che li organizzi.
Il fatto che LR ha un punto d’appoggio nella società è reso evidente dal fatto che lo Stato ha messo una taglia sulle nostre teste di 2 milioni di euro. Uno per me e uno per Pola Roupa, la mia compagna. Se lo Stato avesse un consenso universale e riuscisse a convincere tutti sul fatto che le nostre azioni andrebbero contro la società ed i lavoratori, non sarebbe ricorso al vile strumento della fatwa, perché basterebbe la volontaria segnalazione di un cittadino mosso solo dal senso di responsabilità sociale. Vile e spregevole è essere un informatore e ancor di più se pagato: pure i tedeschi nel 1944, prima di partire per Atene, si facevano seguire da informatori ed interpreti.
Chi sia socialmente accettabile lo dimostra il fatto che io, Maziotis, membro di LR, posso vagare per le strade e vivere in società, come quando sono stato rilasciato nel 2011. Chiunque ci conosceva. Dall’altra parte, ministri e parlamentari che hanno votato l’aumento delle bollette e tutte le misure impopolari, non possono camminare per le strade senza scorte armate e guardie del corpo.

Se avessi la possibilità di mandare un messaggio a Pola, cosa vorresti dirle?

Vorrei dirle che sto bene e con lo spirito alto, che dovrebbe essere lasciata libera di crescere nostro figlio e che, nonostante le perdite, la lotta continua.